di Marta Zoe Poretti
A trent’anni esatti da Domani accadrà, primo lungometraggio prodotto da Nanni Moretti e Sacher Film, Daniele Luchetti presenta Io sono tempesta: un’opera che dichiara apertamente la sua appartenenza alla storia della commedia all’italiana, ma non rinuncia a un impianto contemporaneo e qualche incursione in territorio non-sense.
Protagonista assoluto è Marco Giallini, alias Numa Tempesta: spregiudicato finanziere, celebre per il suo fondo da un miliardo e mezzo di euro. Praticamente un piazzista a cinque stelle, che si distingue per l’assoluta assenza di scrupoli. La sua ultima trovata è costruire una nuova Dubai tra desolate montagne del Kazakistan. Mentre è impegnato a circuire un pool di investitori internazionali, la giustizia italiana torna a bussare alla sua porta. Per Numa Tempesta è arrivato il momento di scontare una vecchia condanna per frode fiscale: per evitare il carcere, dovrà svolgere 12 mesi di servizi sociali.
E’ così che un uomo abituato al lusso più estremo si trova a servire pasti caldi in un centro d’assistenza, gestito con pugno di ferro dall’irreprensibile Angela (Eleonora Danco). Con grande disappunto, Numa scoprirà che la donna è impossibile da corrompere: se non dimostra empatia verso gli utenti del centro, può dire addio al passaporto e tutti i mirabolanti progetti kazaki. Almeno, finché un ragazzo-padre senza tetto, Bruno (Elio Germano), si rivela il suo improbabile alleato. La sua trovata è semplice ma anche geniale: per conquistare le simpatie di Boccuccia, Slavo, l’Ingegnere e gli altri disagiati del centro, perché non provare col denaro?
Io sono tempesta di Daniele Lucchetti è un film dallo scopo preciso: raccontare la povertà da una prospettiva inedita, priva di accenti drammatici e (vere o presunte) analisi sociali. Il risultato è una commedia iperrealista e agrodolce, dove (per una volta) sono i buoni che diventano cattivi.
La sceneggiatura (scritta da Luchetti con Sandro Petraglia e Giulia Calenda) prende spunto da un noto fatto di cronaca: la condanna di Numa Tempesta ai servizi sociali è ovviamente ispirata a quella di Silvio Berlusconi dopo il processo Mediaset. Ma questa volta non erano l’attualità né il realismo a interessare il regista de Il portaborse (1991), La scuola (1995), Mio fratello è figlio unico (2007) e La nostra vita (2010). Lo spunto reale cede presto al desiderio di realizzare una tragicommedia, una autentica “opera buffa”, che gioca costantemente col limite del grottesco e strizza l’occhio al caro vecchio Don Giovanni di Tirso De Molina, ingannatore che non mostrerà alcun accenno al pentimento.
Completano l’aura iperrealista la superba fotografia di Luca Bigazzi – fidato D.O.P. di Paolo Sorrentino da L’amico di famiglia (2005) al nuovo, attesissimo Loro (in arrivo il prossimo 24 Aprile) – il montaggio di Mirco e Francesco Garrone e le musiche di Carlo Crivelli.
Certo, mentre Luchetti moltiplica riferimenti e citazioni (da I soliti ignoti di Mario Monicelli ai perturbanti scenari alberghieri, omaggio a Shining di Stanley Kubrick), il film risente forse della divisione in tre atti, che ritarda il pay-off e un finale che non sembra convincere buona parte della critica.
In compenso, Marco Giallini regala una delle interpretazioni più folgoranti della sua carriera, per una commedia brillante e un protagonista impossibile da resistere.
Io SonoTempesta, prodotto da Cattleya e Rai Cinema, arriva al cinema domani, Giovedì 12 Aprile.
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