di Marta Zoe Poretti
Nessuna grande sorpresa (e una certa delusione) alla notte degli Oscar 2018: la giuria degli Academy Awards ha sostanzialmente ricalcato la linea dei Golden Globes e della Hollywood Foreign Press. Guillermo del Toro e La forma dell’acqua hanno portato a casa Miglior Regia e Miglior Film (strappando il titolo a Tre Manifesti a Ebbing, Missouri di Martin Mc Donagh). Neanche sul versante musicale l’Academy ha scelto di distinguersi premiando la cultura indipendente: niente Oscar per Jonny Greenwood e Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson (il premio va a ancora a La forma dell’acqua e Alexander Desplat) e niente Oscar per Surfjan Stevens, candidato per la Miglior Canzone con Mistery of Love, splendido leimotiv per Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino (al suo posto, l’Oscar va al lezioso Remember Me per Coco, classico successo di marca Disney, premiato anche come Miglior Film d’animazione).
Ecco tutte le statuette assegnate nella notte del 4 Marzo
MIGLIOR FILM
La forma dell’acqua (The Shape of Water) di Guillermo Del Toro
Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino
L’ora più buia (The Darkest Hour) di Joe Wright
Dunkirk di Christopher Nolan
Get Out di Jordan Peele
Lady Bird di Greta Gerwig
Il Filo Nascosto (Phantom Thread) di Paul Thomas Anderson
The Post di Steven Spielberg
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh
MIGLIOR REGIA
La forma dell’acqua, Guillermo del Toro
Dunkirk, Christopher Nolan
Get Out, Jordan Peele
Lady Bird, Greta Gerwig
Il Filo Nascosto, Paul Thomas Anderson
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Frances McDormand, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
Sally Hawkins, The Shape of Water
Margot Robbie, I, Tonya
Saoirse Ronan, Lady Bird
Meryl Streep, The Post
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Gary Oldman, L’ora più buia
Timothee Chalemet, Chiamami col tuo nome
Daniel Day Lewis, Il Filo Nascosto
Daniel Kaluuya, Get Out
Denzel Washington, Roman J. Israel
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Alison Janney, I, Tonya
Mary J. Blige, Mudbound
Lesley Manville, Il Filo Nascosto
Laurie Metcalf, Lady Bird
Octavia Spencer, The Shape of Water
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Sam Rockwell, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
Willem Dafoe, The Florida Project
Woody Harrelson, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
Richard Jenkins, The Shape of Water
Christopher Plummer, Tutti i soldi del mondo
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Jordan Peele per Scappa (Get Out)
Emily V. Gordon e Kumail Nanjiani per The Big Sick
Greta Gerwig per Lady Bird
Guillermo del Toro e Vanessa Taylor perThe Shape of Water
Martin McDonagh per Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
James Ivory per Chiamami col tuo nome
Scott Neustadter e Michael H. Weber per The Disaster Artist
Scott Frank, James Mangold e Michael Green per Logan
James Mangold per Molly’s Game
Aaron Sorkin, Virgil Williams e Dee Rees per Mudbound
La grande attesa per Luca Guadagnino e Chiamami col tuo nome (l’ultima candidatura italiana agli Oscar risale a vent’anni fa, con La vita è bella di Roberto Benigni) finisce in una magra consolazione. L’unico premio va infatti all’autore della sceneggiatura: James Ivory. A 89 anni il maestro di Camera con vista (1985) e Quel che resta del giorno (1993) vince il suo primo Oscar per l’adattamento del romanzo di André Aciman.
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri vince nelle persone dei suoi incredibili protagonisti: Frances Mc Dormand e Sam Rockwell, incarnazione dell’America profonda e della violenza come unica prospettiva sul mondo.
Il discorso di ringraziamento di Frances Mc Dormand diventa il clou della serata: in una Hollywood impegnata a riconfigurare i suoi standard dopo l’onda d’urto dello scandalo Weinstein, l’attrice ringrazia il marito Joel Cohen e il figlio adottivo Pedro (“2 maschi cresciuti da femministe”) e invita tutte le candidate in sala ad alzarsi in piedi:
«Tutte abbiamo storie da raccontare e progetti da finanziare. Ma non parliamone stasera durante le feste. Chiamateci tra tre, quattro giorni, nei vostri uffici naturalmente. O venite nel nostro, come credete meglio, e vi diremo tutto. Ho due parole prima di lasciarvi stasera, signore e signori: inclusion rider!»
L’inclusion rider è una clausola che può essere inserita in tutti i contratti legati allo spettacolo: prevede che donne, afroamericani e altre etnie vengano equamente rappresentate tra gli attori e il cast tecnico del film.
L’euforia e le risate di Frances Mc Dormand squarciano una cerimonia altrimenti pietrificata nella perfezione del glamour.
La celebrazione della diversità non poteva che spettare a Guillermo del Toro, autore dell’indimenticabile storia d’amore di due creature letteralmente ai margini della società: un mostro acquatico, utilizzato (o meglio torturato) come cavia, e l’inserviente che ogni giorno pulisce il laboratorio (rimasta muta in seguito a un incidente).
«Io sono un immigrato, come molti di voi, e negli ultimi 25 anni ho vissuto in un paese tutto nostro. Una parte è qui, una parte è in Europa, una parte è ovunque. Perché la cosa più importante che fa il nostro settore è cancellare le linee di confine, quando il resto del mondo vorrebbe renderle più profonde. Dovremmo continuare a sentirci così, invece di costruire muri.»
La sua “fairytale for troubled times” (favola per tempi difficili) nonostante le 13 nomination non ha ottenuto la vittoria epocale che molti speravano: ma l’incredibile complessità dell’universo che Del Toro ha saputo costruire non poteva che essere premiata con gli Oscar per il Miglior Film e per il Miglior Regista del panorama internazionale.
A dispetto del cinismo di parte della critica (compresa qualche improbabile accusa di plagio) il regista messicano ha decisamente vinto la sua scommessa: firmare la prima fiaba dove la bella non è così piacente e la bestia non deve trasformarsi per essere amata.
Ecco gli altri premi assegnati questa notte a Hollywood:
MIGLIOR FILM STRANIERO
A Fantastic Woman (Una donna fantastica) di Sebastian Lelio (Cile)
The Insult (L’insulto) di Ziad Doueiri (Libano)
Loveless di Andrey Zvyagintsev (Russia)
On Body and Soul (Corpo e anima) di Ildikó Enyedi (Ungheria)
The Square di Ruben Östlund (Svezia)
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Coco
Baby Boss
Ferdinand
Loving Vincent
The Breadwinner
MIGLIOR FOTOGRAFIA
Roger A. Deakins, Blade Runner 2049
Bruno Delbonnel, L’ora più buia
Hoyte van Hoytema, Dunkirk
Rachel Morrison, Mudbound
Dan Laustsen, The Shape of Water
MIGLIOR MONTAGGIO
Lee Smith, Dunkirk
Paul Machliss and Jonathan Amos, Baby Driver
Tatiana S. Riegel, I, Tonya
Sidney Wolinsky, The Shape of Water
Jon Gregory, Tre Manifest a Ebbing, Missouri
MIGLIOR COLONNA SONORA
Alexandre Desplat, The Shape of Water
Hans Zimmer, Dunkirk
Jonny Greenwood, Il filo nascosto
John Williams, Star Wars : Gli ultimi Jedi
Carter Burwell, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
Remember Me, Coco
Mighty River, Mudbound
Mystery of Love, Chiamami col tuo nome
Stand Up For Something, Marshall
This Is Me, The Greatest Showman
MIGLIOR SCENOGRAFIA
Paul D. Austerberry, Shane Vieau e Jeff Melvin, La Forma dell’acqua (The Shape of Water)
La Bella e la Bestia
Blade Runner 2049
L’ora Più Buia
Dunkirk
MIGLIORI EFFETTI VISIVI
John Nelson, Gerd Nefzer, Paul Lambert e Richard R. Hoover, Blade Runner 2049
Guardiani della Galassia Vol.2
Kong: Skull Island
Star Wars: Gli ultimi Jedi
The War – Il Pianeta delle Scimmie
MIGLIOR SONORO
Mark Mangini e Theo Green, Blade Runner 2049
Baby Driver
Dunkirk
The Shape of Water
Star Wars: Gli ultimi Jedi
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Richard King e Alex Gibson, Dunkirk
Baby Driver
Blade Runner 2049
The Shape of Water
Star Wars: Gli ultimi Jedi
MIGLIORI COSTUMI
Mark Bridges, Il filo nascosto
L’ora più buia
La bella e la bestia
La forma dell’acqua
Victoria & Abdul
MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE
L’Ora più Buia
Victoria & Abdul
Wonder
MIGLIOR DOCUMENTARIO
Icarus di Bryan Fogel e Dan Cogan
Abacus – Small enough to Jail di Steve James, Mark Mitten, Julie Goldman
Faces, Places di Agnès Varda, JR e Rosalie Varda
Last Man In Aleppo di Feras Fayyad, Kareem Abeed, Søren Steen Jespersen
Strong Island di Yance Ford and Joslyn Barnes
Gli Oscar delle categorie tecniche riaccendono un meritato spotlight su 2 opere a dir poco avveniristiche sul piano audiovisivo: Dunkirk di Christopher Nolan e Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve.
Grande delusione invece per Il filo nascosto (Phantom Thread) di Paul Thomas Anderson: evidentemente l’Academy non è ancora pronta a celebrare il talento sottile e il linguaggio obliquo, unico e personale di uno tra i più grandi cineasti del nostro tempo. Nonostante le 6 candidature l’unico premio va ai Migliori Costumi e Mark Bridges, collaboratore storico dell’autore di Boogie Nights, Magnolia, Ubriaco d’amore, The Master e Vizio di forma. Sfuma anche il sogno di un ultimo premio per Daniel Day-Lewis, che grazie a PT Anderson e Il petroliere aveva vinto il suo terzo Oscar come Miglior Attore Protagonista. A onor del vero, in questo caso la statuetta era evidentemente destinata a Gary Oldman: il suo Winston Churchill è un esempio di mimesi destinato a fare scuola, mentre il film L’ora più buia ha il grande merito d’illuminare un passaggio essenziale (e poco noto) della Seconda Guerra Mondiale.
Tante nomination e nessun premio anche per “i giovani outsider” dell’edizione numero 90 degli Oscar: eppure, se parliamo di Timothée Chalamet, protagonista di Chiamami col tuo nome e presente anche nel primo lungometraggio scritto e diretto da Greta Gerwig, Lady Bird (in nomination per la Miglior Regia e il Miglior Film), non c’è alcun dubbio che ad Hollywood siano nate delle nuove stelle.
Termina così la più grande festa della cinematografia internazionale.
Quanto all’Italia, non resta che la dura realtà delle elezioni politiche: dalle nostre parti, favole e diversità sembrano destinate a tutt’altra fine.